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PERCHÈ UN BLOG NELL'ERA DEI SOCIAL

Se una volta un cliente a cui avevo preparato la cena da asporto - solo da scaldare - mi ha risposto che lui nel forno ci tiene i maglioni di cashmere, io posso dire, senza esitazione, che in dispensa ci tengo i libri. Non perché io mi ritenga un’intellettuale o cose simili. Semplicemente per necessità. La mia casa è un nido, una piccola tana senza soluzione di continuità tra cucina, camera e bagno. E quando dico senza soluzione di continuità intendo proprio che non ci sono le porte. Fatto sta che per razionalizzare gli spazi, i miei libri sono anche nella dispensa. Non che questa cosa sia del tutto sbagliata essendo quota parte dei miei libri, libri di cucina. Ma se è vero che non di solo pane vive l'uomo, è altrettanto vero che non di soli libri di cucina vive una che per 15 anni ha fatto la cuoca professionista. Comunque, proprio per questa esigenza di sfruttare ogni singolo centimetro disponibile, i miei libri sono organizzati più che altro per dimensione. Nessuna altra logica archivistica o libraria, alfabetica, o cromatica. Dove stavano, li ho messi. Non so dirvi se è nato prima l'uovo o la gallina, dunque se - fuor di metafora – i collegamenti su ci si basano gli articoli di questo blog mi siano stati suggeriti dall'ordine che i miei libri hanno sugli scaffali, oppure se mi trovo a mio agio in questo caos perché la mia testa salta per sua natura di palo in frasca, il fatto è che avevo bisogno di uno spazio in cui annotare questa serie di pensieri, così come mi saltano in testa. Philippe Daverio una volta ha scritto un libro che si intitola “Il museo immaginato”. È una passeggiata in un museo così come lui l’avrebbe creato se avesse avuto accesso illimitato a tutte le opere del mondo. Neanche a farlo apposta il museo è organizzato come le stanze di una casa con la cucina, la sala e così via. Chissà che pian piano anche questo blog non diventi una mappa – almeno mentale – della mia libreria.

ULTIMI POST

DI ME DICO\DI ME DICONO

Prima di capire di poter fare della cucina un lavoro, ci si sono messi di mezzo una laurea in Comunicazione e Marketing, un master in Visual Merchandising a Madrid e una specializzazione in Storytelling aziendale.

Tante esperienze in ristoranti stellati e

nel 2014 ho aperto il mio amato Marta in Cucina, chiuso nel 2020 per l'abbattersi sulla terra di una malattia sconosciuta.

Oggi mi occupo di comunicazione e arti visive, continuo a mangiare di gusto mentre disegno progetti per il futuro.

OLTRE A SCRIVERE, FACCIO

Mi piace tutto ciò che implica il lavoro manuale. Sperimento la serigrafia, la cianotipia, la ceramica e l'incisione.

E tutto quello che mi capita sottomano e mi genera un'idea.

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